Giorno per giorno – 07 Marzo 2017

Carissimi,
“Se voi perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe” (Mt 6, 14-15). Forse, Gesù sapeva che la richiesta più difficile della preghiera che si fa al Padre è quella che dice: “rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori” (v. 12), per questo sente il bisogno di rinforzarla. È la più difficile, ma è anche l’indispensabile verifica che noi si creda davvero a ciò che ci ha insegnato di chiedere al Padre, che è poi ciò che il Padre si attende da noi. Perché, tutti insieme, si sia famiglia di Dio. Finché non si è entrati per davvero in questa logica del dono e della sua vetta più ardita, del perdono, manca qualcosa alla nostra fede nel Dio di Gesù, e soprattutto al nostro proclamato amore per Lui, che ci vuole figli e solo figli. E manca qualcosa alla felicità di Dio in relazione a noi. Come per una madre o un padre, e ce n’è, che vedano i loro figli non riconciliati. Dio ci perdona, anche in questo caso, ma il perdono non regna tra noi. E quindi è come se noi tenessimo Dio a distanza o dicessimo: “Non vogliamo che tu regni su di noi” (cf Lc 19, 14). Stasera ci dicevamo che, comunque, dobbiamo essere realisti. Il perdono è davvero difficile, per questo dobbiamo continuamente chiedere al Padre di rendercene capaci. E il perdono non riguarda solo le nostre relazioni personali, ma anche quelle che coinvolgono le diverse realtà della chiesa, della società, del mondo. Essere strumenti di riconciliazione, voci di pace, agenti di dialogo, in ogni ambito e situazione: che la quaresima ci aiuti anche in questo.

Oggi il calendario ci porta la memoria di Perpetua e Felicita, dello sposo di questa, Revocato, di Saturnino e Secondulo, e del loro catechista, Saturo, tutti martiri a Cartagine. E di Swami Paramahansa Yogananda, mistico indù.

Le circostanze del martirio ci sono narrate nella Passione di Perpetua e Felicita, che comprende brani del diario dal carcere di Perpetua e di Saturo, ripresi e completati da un redattore anonimo, che alcuni pensano trattarsi di Tertulliano. Motivo della condanna a morte è l’intenzione di ricevere il battesimo che li farà cristiani, un passo a cui da tempo il gruppo si sta preparando. Perpetua è una giovane madre di ventidue anni, Felicita è una ragazza al suo servizio che, al termine della sua gravidanza, proprio in prigione dà alla luce un bambino. Inutili le pressioni che i parenti esercitano sui condannati perché abiurino ed abbiano così salva la vita: loro non si piegano. Secondulo muore di stenti, gli altri, il 7 marzo dell’anno 203 sono portati nell’arena, esposti alle belve e infine decapitati.

Mukunda Lal Gosh nacque a Gorakhpur, in India, il 5 Gennaio 1893, in una famiglia devota ed agiata. A 17 anni divenne discepolo di Swami Yukteswar Giri, nel cui eremitaggio trascorse i successivi dieci anni. Laureatosi, nel 1915, all’Università di Calcutta, entrò nell’ordine monastico degli Swami ricevendo il nome di Swami Yogananda. Nel 1920 s’imbarcò per gli Stati Uniti come delegato per l’India al Congresso internazionale di leaders religiosi a Boston. Il suo discorso al congresso, pubblicato in seguito con il titolo La scienza della religione, fu accolto con entusiasmo. Fondò poi la Self-Realization Fellowship allo scopo di diffondere nel mondo intero l’insegnamento plurimillenario dei suoi Maestri e la sua antica tradizione della meditazione (Kriya Yoga). Nel 1924 iniziò un tour continentale e, nel 1935, un viaggio di 18 mesi che lo portò in diversi paesi d’Europa e in India, nel corso del quale ebbe modo di incontrare personalità, come il Mahatma Gandhi (che chiese di essere iniziato alla tecnica del Kriya Yoga), Ramana Maharshi e Anandamoyi Ma. Fu in questi anni che il suo guru Sri Yukteswar gli conferì il più alto titolo monastico di Paramahansa. Il 7 Marzo 1952, Paramahansa Yogananda entrò nel Maha-Samadhi (uscita cosciente dal corpo da parte di un maestro nel momento della morte). Scrisse: “Ogni chiesa compie del bene, per questo le amo tutte. Quando diverranno spazi di comunione con Dio, allora adempiranno alla loro missione. Le chiese dovrebbero essere delle arnie traboccanti del miele della realizzazione di Dio. Se questo non si verificherà, vedrete i templi e le chiese scomparire lentamente. Allora la religione verrà praticata all’aperto, in luoghi solitari, dove le anime veramente desiderose di Dio l’incontreranno”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.55, 10-11; Salmo 34; Vangelo di Matteo, cap.6, 7-15.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali africane.

È tutto per stasera. Noi ci congediamo lasciandovi alla lettura di una citazione di Paramahansa Yogananda, tratta dal suo “Nel santuario dell’anima” (Astrolabio), che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Con il passare del tempo le comodità diventano un peso e non rappresentano più un piacere, perché vi accorgete che è molto faticoso occuparvene. Così ‘pagate’ un prezzo per ogni cosa che possedete, fatta eccezione per la felicità divina. Per ottenerla, infatti, dovete soltanto raccogliervi in silenzio e chiederla al vostro Padre celeste. Se io pensassi di dover conquistare Dio, non tenterei nemmeno; come figlio, ho il diritto di conoscerlo. Se chiedete al Padre ciò che vi appartiene di diritto, Egli ve lo concederà. Il Padre si manifesta a quei devoti che lo invocano con insistenza. Egli vuole soltanto questo. (Paramahansa Yogananda, Nel santuario dell’anima).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 07 Marzo 2017ultima modifica: 2017-03-07T22:05:45+01:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo