Giorno per giorno – 05 Febbraio 2017

Carissimi,
“Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo” (Mt 5, 13-14). Qual è il sale che il cristiano deve essere, il sapore che caratterizza questo sale? Qual è la luce che egli deve diffondere? In un caso come nell’altro la risposta è: Cristo. Paolo dirà qual è il sapore/sapere del suo sale (era la seconda lettura della liturgia di oggi): “Ritenni di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso” (1Cor 2, 2). Niente a che vedere con il sapere/sapienza del mondo. Anzi, sua più radicale contestazione. Tanto questo persegue il potere, quanto quello si sostanzia nel dono di sé per amore, sino alle estreme conseguenze. Quanto alla luce, è il testo di Isaia (nella prima lettura) che ce ne addita le condizioni: “Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se offrirai il pane all’affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio” (Is 58, 9-10). Se dunque a noi cristiani viene a mancare il sapere della croce di Cristo, con tutte le implicazioni che esso comporta in ordine alla testimonianza, vita donata per la vita del mondo, saremo serviti a niente. Ugualmente, se il mondo come oggetto della creazione di Dio non sarà stato, dalle nostre scelte e azioni, illuminato, edificato, riscattato e redento dalla schiavitù cui lo sottopone il sistema del dominio, ciò che noi avremo ostentato come nostra luce, sarà stata solo tenebra. E della peggiore.

I testi proposti dalla liturgia di questa 5ª Domenica del Tempo Comune sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.58, 7-10; Salmo 112; 1ª Lettera ai Corinzi, cap.2, 1-5; Vangelo di Matteo, cap.5, 13-16.

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.

Il nostro calendario ricorda oggi Pedro Arrupe, gesuita, profeta di una Chiesa al servizio degli ultimi e degli esclusi, e Andrea Santoro, testimone del dialogo interreligioso e martire in Turchia.

Pedro Arrupe era nato a Bilbao, nel Paese Basco, il 14 Novembre 1907. A diciannove anni, interruppe gli studi di medicina all’Università di Madrid per entrare nella Compagnia di Gesù. Ordinato sacerdote il 30 luglio 1936 in Olanda, si recò negli Stati Uniti per concludere gli studi di teologia e nel 1938 fu inviato in Giappone, dove restò per ventisette anni. Rettore del noviziato di Nagatsuka, alla periferia di Hiroshima, fu testimone dell’esplosione atomica, il 6 agosto 1945. Fu provinciale della provincia nipponica dal 1958 fino al 22 maggio 1965, quando fu eletto generale della Compagnia di Gesù, potendo così partecipare ai lavori conclusivi del Concilio Vaticano II. Dal 1967 fu, per cinque mandati consecutivi, Presidente dell’Unione dei Superiori Generali degli ordini religiosi. Venne anche nominato membro della Sacra Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e del Consiglio Generale della Commissione per l’America Latina. La riflessione che svolse aiutò in maniera determinante i gesuiti a capire la loro missione come un servizio alla fede che esige la lotta per la giustizia. I suoi innumerevoli viaggi gli permisero di rendersi conto che una delle ragioni dell’incredulità contemporanea è rintracciabile nello scandalo dell’ingiustizia sociale, davvero eclatante in numerosi paesi del Sud del mondo. Le incomprensioni di cui fu ripetutamente vittima negli ultimi tempi del pontificato di Paolo VI e all’inizio di quello di Giovanni Paolo II, a causa dell’impulso nuovo e del rinnovamento coraggioso impressi alla maniera d’essere dell’Ordine, lo portarono, nel maggio del 1980, alla decisione di dimettersi, ma il papa gli chiese di soprassedere. Dopo un’emorragia cerebrale che lo aveva colpito il 7 agosto 1981, costringendolo all’inattività, il 3 settembre 1983, la 33ª Congregazione Generale della Compagnia ne accolse le dimissioni. Padre Arrupe morì a Roma il 5 febbraio 1991.

Andrea Santoro era nato il 9 settembre 1945 a Priverno in provincia di Latina, terzo figlio di una famiglia umilissima. Entrato in seminario giovanissimo, fu ordinato sacerdote il 18 ottobre 1970. Svolse la sua attività pastorale nei quartieri popolari della periferia di Roma, conosciuto per la sua passione e dedizione ai poveri e per la sua vita povera. Dopo due soggiorni di studio in Medio Oriente, dove ebbe modo di approfondire la spiritualità del piccolo fratello universale, Charles de Foucauld, nell’anno 2000, chiese ed ottenne dalla sua diocesi di essere inviato in Turchia come sacerdote “fidei donum”. Visse dapprima a Şanlıurfa (l’antica Edessa) e poi, dal 2003, a Trabzon (Trebisonda), dove venne coltivando l’amicizia con la gente del posto. Di cui, anche con l’aiuto della lingua turca, appresa a fatica, si sforzò di capire il mondo, la cultura e la fede. Non mancando di far conoscere, a chi lo desiderasse, la sua. Mantenne vive le relazioni con la chiesa d’origine, trasmettendo ad essa i frutti della sua singolare esperienza e contribuendo così a favorire concretamente il dialogo interreligioso. Il 5 febbraio 2006, mentre pregava nella chiesa di Trabzon, dopo aver celebrato l’Eucaristia domenicale, venne ucciso con due colpi di pistola. Per il delitto fu processato e condannato un giovane diciassettenne.

È tutto. Noi vi si lascia al brano di un intervento tenuto da Pedro Arrupe a Valencia, al Congresso degli ex-alunni della Compagnia di Gesù, il 31 luglio 1973, dal titolo: Uomini per gli altri. Che è ciò che, a ben vedere, ci richiede il nostro battesimo e ciò che significa l’essere chiesa. È il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Il peccato di egoismo, disumanizzante nel doppio significato di essere sfruttatore degli altri e distruttore della nostra umanità personale, si consolida in idee, strutture, organizzazioni anonime, che sfuggono al nostro controllo, impiantandosi nel mondo come forza tirannica che tutti attanaglia. Come uscire da questo circolo vizioso? Avvertiamo chiaramente che alla radice di tutto questo processo c’è una carenza di amore, l’egoismo personale, o una somma di egoismi personali. Come si può vivere l’amore e la giustizia in un mondo in cui gli altri, o la grande maggioranza, sono egoisti ingiusti e dove l’ingiustizia e l’egoismo si sono impiantati strutturalmente? Non sembra un’impresa suicida, o quanto meno inutile? Tuttavia il messaggio cristiano ci spinge chiaramente a questa impresa, che costituisce la sintesi e l’essenza della vocazione a cui Cristo ci chiama. C’è una frase di San Paolo che esprime con incisività il pensiero che desidero esporre. Dice così: “Non farti vincere dal male, ma piuttosto vinci il male col bene” (Rom 12, 12). Questo insegnamento, che coincide con quello di Cristo dell’amore ai nemici è la pietra di paragone di tutto il cristianesimo. Tutti desideriamo essere buoni con gli altri e tutti, o la maggior parte, saremmo relativamente buoni in un mondo buono. Il difficile è essere buoni in un mondo cattivo, in un mondo in cui l’egoismo degli altri e l’egoismo strutturale ci aggrediscono e minacciano di sopraffarci. In questo caso sembrerebbe che l’unica reazione possibile è di opporre male a male, egoismo a egoismo, odio a odio, fino a sopraffare, se possibile, l’aggressore con le stesse armi. Ma proprio allora il male ci vince nella maniera più intima e più profonda, non solo corrompendoci nella nostra condotta esteriore ma pervertendoci e disumanizzandoci interiormente, inoculandoci il suo stesso veleno, rendendoci cattivi, ciò che San Paolo chiama esser vinti dal male. Il male si vince solo col bene, l’odio con l’amore, l’egoismo con la generosità. Ciò è necessario per istaurare concretamente la giustizia in questo nostro mondo. Per essere giusti non basta non aumentare col proprio contributo la riserva già enorme dell’ingiustizia; occorre inoltre opporsi con la generosità all’ingiustizia, rifiutandosi di entrare nel suo giuoco, e soprattutto sostituire alla dinamica dell’ingiustizia la dinamica dell’amore. (Pedro Arrupe, S.J. , Uomini per gli altri).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 05 Febbraio 2017ultima modifica: 2017-02-05T22:34:07+01:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo