Giorno per giorno – 16 Gennaio 2017

Carissimi,
“Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno” (Mc 2, 19-20). Stasera ci chiedevamo se davvero noi si riesca a vivere la nostra sequela di Gesù come una festa di nozze, cui siamo invitati e di cui siamo i testimoni. Una festa di nozze in cui Dio, nella persona del Figlio si fa sposo dell’umanità. Dell’umanità intera, non solo di un pezzo. Se è così, se noi lo crediamo davvero, saranno i nostri atteggiamenti, i nostri giudizi, le nostre parole, le nostre scelte a dirlo. Siamo noi testimoni del fatto che Dio è perdutamente innamorato dell’umanità? Siamo, cioè, chiesa, comunità e persone di accoglienza festosa della sposa di Dio? O la rendiamo vedova di Lui, testimoniando, con il nostro odio, disprezzo, indifferenza, chiusura verso alcuni, un dio che non ha nulla a che spartire con l’Abba che si è rivelato in Gesù di Nazareth? Là dove questo succede, è tempo, sì, di digiunare, chiedendo perdono e invocando il ritorno di colui che “è stato tolto”, se proprio non si sia stati noi ad averlo allontanato.

Oggi il calendario ci porta le memorie di Roberto de Nobili, missionario e sannyasi gesuita, e di Achaan Chah, monaco e maestro buddhista.

Roberto de Nobili era nato nel 1577 a Montepulciano, in Toscana, ed era entrato ventenne nella Compagnia di Gesù, a Napoli. Terminati gli studi, nell’ottobre 1604, partì come missionario alla volta dell’India, sbarcando nella città di Goa, il 20 maggio 1605. Ben presto, il missionario si rese conto della diffidenza e dell’ostilità che circondava l’azione dei missionari europei, sommariamente identificati come agenti della penetrazione coloniale. Sulla falsariga di quanto aveva compiuto, in Cina, il suo confratello Matteo Ricci (1552-1610), de Nobili fece sua la sfida dell’inculturazione del messaggio cristiano. Recatosi nella citta di Madurai, studiò le lingue tamil, telugu e sanscrito, fino a dominarle completamente e prese poi ad approfondire la cultura e la religione hindu, guadagnandosi via via il rispetto e la considerazione dei bramini locali. Col permesso dei superiori, lasciò la tonaca nera per vestire la tunica rosso-ocra dei santoni hindu; prese ad abitare in una semplice capanna e adottò la dieta semplice e vegetariana, caratteristica del luogo. Ma, più ancora, smise di ricorrere a concetti e terminologia mutuati dalla filosofia greca, per assumere quelli della filosofia e religione indiane. Questo non mancò di procurargli qualche fastidio e perfino qualche fulmine ecclesiastico di troppo. Ma, tutto è bene quel che finisce bene, e il nostro con ostinazione profetica, non si lasciò intimorire. Appellatosi a Roma, si vide resa giustizia dal papa Gregorio XV, nel 1621. Scrisse numerosi trattati in tamil, telegu e sanscrito. Dopo una vita spesa nella preghiera, nello studio e nel dialogo, de Nobili morì quasi cieco, a Mylapore, il 16 gennaio 1656. Tre anni dopo la sua morte, l’ufficio di Propaganda Fide richiamava in qualche modo l’esperienza del gesuita, affermando senza ambiguità che i missionari europei non dovevano portarsi appresso i bagagli culturali di Francia, Spagna o Italia o di qualsivoglia altra parte d’Europa, ma solo la Fede, che non rifiuta, né intende pregiudicare, riti e costumi delle popolazioni evangelizzate.

Achaan Chah nacque il 17 giugno 1918, in una famiglia agiata di un villaggio agricolo, nella Tailandia nordorientale. Novizio all’età di nove anni, ricevette l’ordinazione monastica a vent’anni, decidendo così di seguire l’austera vita dei monaci della foresta, nell’ambito della tradizione buddhista therevada. Un influsso indelebile ebbe sulla sua vocazione la figura di Achaan Mun, che lo guidò sulla via della meditazione. Divenuto lui stesso maestro di meditazione, nel 1954 si stabilì in un bosco nei pressi della città natale, dove diede vita al Wat Pah Pong, il primo monastero della foresta, da cui sarebbero sorti negli anni successivi altri ottanta monasteri simili, sparsi in tutta la Tailandia. Spese la vita nella povertà, insegnando a combattere l’avidità, l’avversione, l’illusione, con pazienza e perseveranza. Achaan Chah morì il 16 gennaio 1992 in seguito ad una lunga malattia. Un milione di persone, giunte da tutto il paese, seguì i suoi funerali.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera agli Ebrei, cap. 5, 1-10; Salmo 110; Vangelo di Marco, cap. 2, 18-22.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con i fedeli del Sangha buddista.

Bene, noi ci si congeda qui, lasciandovi ad un insegnamento di Achaah Chah, tratto dal suo libro “Everything is teaching us”, che troviamo nel sito di Santacittarama Monastero Buddhista e che è, per oggi. il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Qualsiasi cosa guadagniamo o conquistiamo nel mondo grazie al nostro buon karma, è pur sempre del mondo e soggetto a decadenza e perdita, dunque non lasciatevi trasportare via. È come uno scarafaggio che raspa la terra. Può farne un mucchietto molto più grande di lui, ma resta sempre un mucchietto di fango. Se lavora sodo, crea un buco profondo nel terreno, ma non è che un buco nel fango. Se un bufalo ci lascia cadere dello sterco, sarà più grosso del mucchietto di terra dello scarafaggio, ma ugualmente non è qualcosa che raggiunga il cielo. Non è che fango. Lo stesso sono le conquiste mondane. Non importa quanto duramente lavorino gli scarafaggi, sono semplicemente alle prese col fango, facendo buchi e mucchietti. Le persone che hanno un buon karma mondano hanno l’intelligenza per riuscire nel mondo. Ma per quanto possano avere buoni risultati, vivono pur sempre nel mondo. Tutte le cose che fanno sono mondane e hanno dei limiti, come lo scarafaggio che gratta via la terra. Il buco può essere profondo, ma è nella terra. Il mucchietto di terra può essere alto, ma non è che fango. Riuscire, ottenere un sacco di cose, non è che riuscire e ottenere nel mondo. Vi prego di capirlo e di cercare di sviluppare il non attaccamento. Se non guadagnate molto, siate contenti, comprendendo che è solo mondano. Se guadagnate molto, comprendete che è solo mondano. Contemplate queste verità e non siate distratti. Vedete entrambi i lati delle cose, non fermatevi su un lato. Quando qualcosa vi piace, trattenete una parte di voi, perché il piacere non durerà. Quando siete felici, non buttatevi totalmente da quella parte, perché presto vi troverete dalla parte opposta nell’infelicità. (Achaan Chah, Everything is teaching us).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 16 Gennaio 2017ultima modifica: 2017-01-16T22:06:44+01:00da fraternidade
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