Giorno per giorno – 28 Novembre 2016

Carissimi,
“In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli” (Mt 8, 11). Quello che, forse esagerando provocatoriamente un po’, Gesù ha affermato della fede del centurione rispetto alla fede d’Israele, è intuibile debba valere per ogni tempo, anche il nostro. E per altri variamente pagani rispetto alle nostre chiese. Alla mensa del regno di Dio, che non è il paradiso, ma, già qui ed ora, l’esibizione del dove e come Dio regna (ovvero, serve), sono tutti invitati, e non è detto che i fedeli dal marchio registrao (col battesimo) siano necessariamente i più pronti a crederlo e testimoniarlo. Stasera ci chiedevamo in cosa consistesse quella fede del centurione che meritò un tale apprezzamento da parte di Gesù. Certo, non doveva trattarsi di una qualche idea di dio (o degli dèi), diversa da quella ereditata dai suoi padri o dalla sua cultura, né, perciò, di una decisione ad abbracciare una nuova religione. C’era qualcosa che andava al di là dei modi con cui si è soliti rappresentare la divinità. Che sono così spesso la proiezione di ciò che noi desideriamo: l’essere padroni del nostro destino e, finché è possibile, sfuggire alla morte. In quell’uomo di Dio, di cui aveva sentito parlare, il centurione scorgeva lo sporgersi fuori sul bisogno dell’altro, incurante del proprio destino, che suggeriva un senso diverso a quello comunemente proposto e accolto, e di cui c’era già una traccia del suo prendersi cura del servo. Credere in Dio, allora, forse, al di là delle diverse immagini delle divinità e del bisogno di protezione che ci possono garantire, significa accettare che il senso ultimo dell’esistere consista nel rendersi sensibile al bisogno dell’altro, prendersene cura, per comunicare o restituire vita. Chiunque entri in questa logica, è già illuminato dallo Spirito, invaso dalla Grazia, seduto alla mensa del Regno.

Oggi il calendario ci porta la memoria di Paisij Veličkovskij, mistico e esicasta ortodosso.

Paisij Veličkovskij nacque il 21 dicembre 1722, a Poltava, in Podolia (l’attuale Ucraina), da Giovanni Veličkovskij, arciprete della chiesa della Dormizione della Madre di Dio, e da Irene, che più tardi si sarebbe fatta monaca con il nome di Giuliana, ecclesiastici ortodossi. Dopo aver studiato alcuni anni nell’Accademia teologica di Kiev, il giovane decise di farsi monaco, recandosi a tal fine, nel 1743, in Romania e, tre anni più tardi, sul Monte Athos, dove fece la sua professione monastica nel 1750. Attorno a lui si formò presto una comunità di fratelli, che lo scelsero come maestro e guida spirituale. Nel 1763, lasciato l’Athos che attraversava un periodo di decadenza, fece ritorno con 64 monaci in Romania, stabilendosi dapprima a Dragomirna, in Moldavia, e nel 1775, con 350 monaci a Secu. Il crescente flusso di nuovi discepoli, lo portarono a trasferirsi, nel 1779, a Neamt, dove sorgeva il più grande monastero del paese. Sua preoccupazione costante fu di trasmettere alla sua comunità l’amore per la preghiera di Gesù e per lo studio dei Padri. Paisij morì il 15 novembre (28 novembre per il calendario gregoriano) del 1793, quando la comunità contava circa un migliaio di fratelli fra romeni, ucraini, russi, serbi, greci e bulgari. L’affetto per i suoi fratelli era tale che, in una lettera, giunse a dire: “Se anche fossi condannato all’eterno castigo perché privo di opere buone, benedetto il Signore! Mi basterà poter vedere i miei figli godere con Cristo, nel suo regno”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.2, 1-5; Salmo 122; Vangelo di Matteo, cap. 8, 5-11.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le grandi religioni dell’India: Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

È tutto, per stasera. Nel congedarci, vi proponiamo una citazione di Paisij Velickovskij, tratta dalla sua “Lettera ai padri di Poiana Mărului”, che troviamo in appendice al libro “Autobiografia di uno starec” (Edizioni Qiqajon) e che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Umiliatevi l’uno davanti all’altro; preferite l’altro a voi stessi e abbiate amore secondo Dio tra di voi. Allora ci sarà in voi un’unica anima e un unico cuore nella grazia di Cristo. (Paisij Velickovskij, Lettera ai padri di Poiana Mărului).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 28 Novembre 2016ultima modifica: 2016-11-28T22:49:13+01:00da fraternidade
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