Giorno per giorno – 27 Novembre 2016

“Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo” (Mt 24, 37-39). Il giorno del Figlio dell’uomo è come ogni giorno. Dipende da noi se lo viviamo come Lui (lui, non dimentichiamolo, è il Dio-che-salva), come cioè arca di salvezza, che si dispone ad offrire accoglienza, rifugio e scampo a tutto ciò e tutti coloro che stanno alla nostra portata; o se lo viviamo invece in funzione dei nostri egoismi, volutamente ignari di ciò che ci succede intorno e fa appello a noi, servendoci invece di cose, situazioni e persone finché ci servono, per poi buttarle. Con oggi entriamo nel tempo di Avvento, che, come ci dicevamo stamattina nell’Eucaristia, rappresenta un richiamo a farci attenti e vigilanti, per non lasciarci cogliere di sorpresa da Colui che viene sempre, sotto le spoglie più diverse, e che la nostra risposta di volta in volta rivela, afferma o nega. Come un ladro che, se avremo vissuto la nostra vita come rapina, arraffando tutto ciò che ci è possibile, e riponendo la nostra sicurezza nelle cose, ci sottrarrà ad esse inesorabilmente. O come sposo, amico, amante, che, nel fare di noi stessi dono fino a perderci, ritroveremo faccia a faccia nel vortice della sua danza senza fine.

I testi che la liturgia di questa 1ª Domenica d’Avvento sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.2, 1-5; Salmo 122; Lettera ai Romani, cap.13,11-14a; Vangelo di Matteo, cap.24, 37-44.

La preghiera della domenica è in comunione con tutte le comunità e Chiese cristiane.

Oggi, con le Chiese orientali, facciamo memoria di Giacomo l’Interciso, martire in Persia.

Giacomo era nato da una nobile famiglia a Bythlaba (Huzistan, Persia), nella seconda metà del IV secolo. Funzionario di corte e amico personale del re Yazdegerd I (399-420), benché cristiano, cedendo all’influenza dell’ambiente, aveva preferito rinunciare alla sua fede. La madre e la sposa, venute a conoscenza di ciò, gli scrissero per chiedergli di ripensarci, diversamente i loro destini si sarebbero irrimediabilmente divisi, avendo egli preferito la gloria del mondo all’amore di Cristo. Pentito, Giacomo tornò alla pratica della fede primitiva. Nel frattempo, morto Yazdegerd, gli era succeduto sul trono il figlio, Varahran V (421-438), che prese a perseguitare i cristiani crudelmente. Giacomo, sorpreso un giorno immerso nella lettura della Bibbia, fu denunciato al re. Ripetutamente gli fu chiesto di abiurare, ma egli rifiutò. Fu condannato allora al supplizio che gli valse il titolo di “interciso”: gli vennero via via amputate le dita delle mani e dei piedi, poi i piedi e le mani, le braccia e le gambe e finalmente la testa. Era l’anno 421. `

È tutto per stasera. Prendendo spunto da questo inizio di Avvento, vi proponiamo, nel congedarci, un brano di omelia di Ernesto Balducci, tratto dal libro “Il mandorlo e il fuoco Commento alla liturgia della parola. Anno A” (Borla). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La mia certezza è questa. Dio agisce nella storia. Egli si è impegnato nella nostra storia e lo Spirito del Signore ancora vaga nell’abisso della storia per portarla alla forma perfetta della Città Santa. Ho questa fede. E questa fede non è consolatoria: è una provocazione delle mie responsabilità. Star fermi, star fedeli vuol dire non lasciarsi smarrire, non pensare che scendendo le tenebre venga la notte, perché la luce s’accende dentro, come le lampade delle vergini sagge di cui parla la stessa pagina di Matteo. Non sono soltanto i movimenti esterni che decidono del senso della nostra storia; è la decisione interna, autonoma nei confronti del Signore che dà senso a tutto. Questa fedeltà dovrebbe anche tradursi in segni. Esser certi che la follia del momento passerà; che le parole che adesso diciamo e che suonano stolte domattina appariranno sagge; che quelli che passano e scuoton la testa dicendo: “Questo è impazzito”, domani passano e bruciano incenso dinanzi al pazzo. Ho conosciuto uomini (non faccio nomi) che appena quindici anni fa erano vilipesi come matti ed oggi appaiono nelle celebrazioni pubbliche del mondo cattolico. Bisogna star fermi. Il fondo della nostra scelta è star fermi perché i turbini del tempo portano saggezze effimere che devono misurarsi con questa pietra d’angolo che è la fede. Punto primo della vigilanza. Il secondo momento è il discernimento: saper discernere nelle modalità della storia che viviamo – come ho detto prima – le possibilità ricche, positive che vi si nascondono, che per noi sono appelli di Dio, parole che attende risposta. Questo discernimento è un segno e un esercizio di vigilanza. E finalmente, la vigilanza è una scelta, è una compromissione diretta. Troppo comodo vivere la vigilanza cristiana stando alla finestra e guardando la storia che corre come un fiume sotto i nostri occhi. Siamo dentro i flutti, e chi non sceglie dentro i flutti sceglie male, perché è solo un predicatore, un retore del Vangelo. Occorre scegliere compromettendosi, perché già la cognizione del Regno di Dio non è nemmeno distinguibile in un momento teorico e in un momento pratico: la conoscenza è nella scelta stessa. Solo se scegliamo, conosciamo. (Ernesto Balducci, Il mandorlo e il fuoco).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 27 Novembre 2016ultima modifica: 2016-11-27T22:44:14+01:00da fraternidade
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