Giorno per giorno – 21 Ottobre 2016

Carissimi,
“Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Arriva la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Farà caldo, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?” (Lc 12, 54-57). Stasera, nella chiesetta dell’Aparecida, ci dicevamo che, nonostante il proverbiale sapere dei nostri vecchi, ormai non si è più tanto sicuri di azzeccarci, anche con il tempo metereologico. Salgono le nubi, non si sa bene se da ponente o da dove, si addensano minacciose, ci fanno sperare, poi subito arrivano violente folate di vento che le disperdono e già erano. Stamattina, comunque, non c’è stato vento ad impedire che la promessa diventasse finalmente dono. E che importa se ci ha sorpresi per strada e ci ha inzuppati dalla testa ai piedi? Ci si incontrava e si rideva anche tra sconosciuti. Speriamo che continui così. Quanto agli altri segni, c’è disorientamento, anche perché c’è molta cattiva informazione, manipolazione delle notizie, veri e propri falsi, favoriti anche da quello straordinario strumento di libertà (e di idiozia) che è l’internet. E la tendenza dei media a enfatizzare le cattive notizie, che aggiungono inferni immaginari ai pessimismi dilaganti. Eppure ci raggiungono segnali che danno corpo alla speranza. Come quello delle oltre mille scuole secondarie occupate in tutto il Paese, per protestare contro la Proposta di Modifica della Costituzione che limiterebbe per i prossimi venti anni i costi sociali e più in particolare le spese per i capitoli di Salute ed Educazione. Il che rappresenterebbe un retrocesso terribile. Ora, vedere questa sollevazione di tanti giovani apre davvero il cuore. Anche se non tutte le amiche più anziane che erano in chiesa stasera ne sembravano convinte. Noi che sapevamo in anticipo quale sarebbe stato il vangelo e ci eravamo così preparati, abbiamo tradotto per i nostri amici una parola del Card. Martini, che dice così: “Lo Spirito c’è, anche oggi, come ai tempi di Gesù e degli Apostoli: c’è e sta operando, arriva prima di noi, lavora più di noi e meglio di noi; a noi non tocca né seminarlo né svegliarlo, ma anzitutto riconoscerlo, accoglierlo, assecondarlo, fargli strada, andargli dietro. C’è e non si è mai perso d’animo rispetto al nostro tempo; al contrario sorride, danza, penetra, investe, avvolge, arriva anche là dove mai avremmo immaginato. Di fronte alla crisi nodale della nostra epoca, che è la perdita del senso dell’invisibile e del trascendente, la crisi del senso di Dio, lo Spirito sta giocando, nell’invisibilità e nella piccolezza, la sua partita vittoriosa”. E abbiamo concluso, che lo Spirito sta giocando anche qui da noi, con le occupazioni dei giovani, le lotte di quant’altri, e la preghiera ostinata di quanti ci s’impegnano. E anche le persone un po’ dubbiose erano ora più contente.

Oggi, il nostro calendario ecumenico ci porta la memoria dei Martiri ebrei dei pogrom nell’Impero russo.

Al fallimento della prima rivoluzione russa, nel 1905, fecero seguito in numerosi distretti dell’impero russo, dalla Polonia all’Oceano Pacifico, violenti pogrom contro la popolazione ebraica. Devastazioni e massacri di questo genere si erano già avuti nei quarantanni precedenti e, in tempi più ravvicinati, nel 1903, a Kišinev (oggi Chișinău, in Moldavia). Sebbene tali “spedizioni punitive” fossero accreditate come reazioni spontanee della popolazione verso gli usi religiosi ebraici, esse furono in realtà largamente sfruttate dal governo per convogliare verso l’intolleranza religiosa e l’odio etnico la protesta di contadini e lavoratori salariati sottoposti a dure condizioni di vita. Si calcola che negli ultimi dieci giorni di ottobre vi furono una cinquantina di “grandi” pogrom e circa seicento “piccoli” pogrom. I più sanguinosi si ebbero a Bogopol, Aleksandrovsk, Jusovka, Golta, Mariupol, Tomsk, Olviopol, ma soprattutto a Odessa, dove i morti furono almeno 800, migliaia i feriti, e migliaia le case di ebrei distrutte o saccheggiate. Testimoni oculari dichiararono che “gli autori delle devastazioni, brutalmente e indiscriminatamente, picchiavano, mutilavano e assassinavano ebrei inermi, uomini, donne e bambini. Scagliavano le loro vittimi fuori dalle finestre, violentavano, squarciavano il ventre alle donne gravide, massacravano bambini davanti ai loro genitori”. I pogrom erano spesso pubblicizzati con volantini di questo tenore: “Cari fratelli, nel nome del nostro Salvatore che ha versato il suo sangue per noi e nel nome del nostro amatissimo zar pieno di attenzioni per il suo popolo, gridiamo: “abbasso i Jid!”, addosso a questi aborti infami, a queste sanguisughe avide di sangue! Venite in nostro aiuto, lanciatevi sugli sporchi Jid, siamo già numerosi”. Furono gli ultimi pogrom nella Russia zarista che preferì optare negli anni successivi per la tattica dell’agitazione a freddo. Nel decennio 1906-1916 furono pubblicati 2837 libri ed opuscoli a carattere antisemita e il contributo finanziario dello zar Nicola II (canonizzato dalla Chiesa ortodossa nell’anno 2000) superò i 12 milioni di rubli.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera agli Efesini, cap.4, 1-6; Salmo 24; Vangelo di Luca, cap.12, 54-59.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica che professano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

È tutto anche per stasera. La memoria odierna dei Martiri ebrei dei pogrom russi ci suggerisce di proporvi in lettura il commento ad una parashah (porzione) della Torah, letta all’inizio del mese di ottobre nelle comunità ebraiche, che ha per titolo Nitzavim, “State tutti davanti” (Dt 29, 9 – 30,20). In essa Mosè presenta i due cammini che, in ogni situazione, abbiamo di fronte: il cammino della vita e quello della morte, e supplica perché si scelga sempre e solo la vita, con i suoi valori. Cosa che troppo spesso, anche e paradossalmente in nome della religione ci si rifiuta di fare. Il commento è di Pinchas H. Peli, ed è tratto dal suo libro “La Torah oggi” (Marietti). Accettatelo come nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Mosè non fa che ripetere appassionatamente al popolo che la sola e unica via per sopravvivere è quella di accettare i comandamenti di Dio così come si trovano nella Torah. Espone in modo completo e dettagliato le benedizioni che essi riceveranno se avranno “ascoltato”, e le maledizioni che invece si abbatteranno su di loro qualora non dovessero ascoltare. Chiama a testimoni il cielo e la terra che egli, di fatto, ha esposto al popolo, senza mezzi termini, i presupposti per la vita e la morte, continuando a supplicare: “Vi prego, scegliete dunque la vita, così voi e i vostri discendenti potrete vivere” (Dt 30, 19). Ci si può chiedere, con le parole di Erich Fromm, come un essere umano possa compiere una scelta fra la vita e la morte, escludendo naturalmente l’ipotesi del suicidio. Quello a cui la Bibbia si referisce, dice Fromm, non sono la vita e la morte come avvenimenti biologici, ma in quanto principi e valori. Essere vivi significa crescere, reagire, svilupparsi. Essere morti (anche se si è biologicamente vivi) significa smettere di crescere, fossilizzarsi, diventare oggetti inerti. Molti non affrontano mai la precisa alternativa fra i valori della vita e della morte, così, vivendo in nessuno dei due mondi, diventano degli “zombi”, con il corpo vivo e l’anima morta. Scegliere la vita è il presupposto fondamentale per l’amore, la libertà e la verità. È anche la condizione per amare Dio, poiché “non chi è morto loda il Signore”, dice il salmista. […] Mosè cerca di dimostrare la validità di questa tesi chiarendo lo scopo della Torah: “Questi ordini che oggi vi do, non sono incomprensibili per voi e neppure irraggiungibili” (Dt 30, 11). Non vi sto parlando, dice al popolo, di un’utopia. Non sto cercando di farvi accettare un’idea remota, un progetto campato in aria per un futuro assai lontano. “Essi non stanno in cielo… neppure al di là del mare” (Dt 30, 12-13). […] La pratica della Torah non è cosa remota, non è né “in cielo” e neppure “al di là del mare”. Essa è qui e adesso. “La parola del Signore è molto vicina a te: è nella tua bocca, e nel tuo cuore; perché tu possa metterla in pratica” (Dt 30, 14). (Pinchas H. Peli, La Torah oggi).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 21 Ottobre 2016ultima modifica: 2016-10-21T22:40:37+02:00da fraternidade
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