Giorno per giorno – 20 Ottobre 2016

Carissimi,
“Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione” (Lc 12, 49-51). Come questo vangelo suona ogni volta strano, tanto appare diverso dall’immagine ancora presente nella coscienza di molti credenti di un Gesù pacioso (spuntato poi da dove non si saprebbe dire), e perciò di una chiesa garante dell’ordine pubblico, pronta, quando necessario, secondo l’immagine di un vostro romanziere, a “sopire, troncare, troncare, sopire”. Qui, invece, si parla di fuoco, e di un battesimo che suona inquietante, e di angoscia e divisione. È che bisogna riandare al discorso del Regno, che è stato dimenticato assai presto nella Chiesa, e del primato dei poveri, della loro liberazione, della vita. In pienezza. È questo il fuoco che brucia dentro Gesù, che vorrebbe vedere già tutti da esso coinvolti, e contro cui si ergono minacciosi i poteri del mondo, che erigono barriere e scavano fossati per delimitarlo e tenerlo sotto controllo, mandando, nel caso, a morte gli improvvidi incendiari. L’annuncio, la pratica e la strategia della pace scatenano, così, odî, divisione e conflitto. È un paradosso che sta sotto gli occhi di tutti. Noi, se siamo dei suoi, è a questo che siamo chiamati. Ostinatamente giocarci nella testimonianza della “buona notizia” del regno. Vincendo ogni volta lo sconforto che può prenderci, quando, nelle nostre stesse famiglie, oltre che nella società, si manifestano resistenze, incomprensioni, disprezzo, irrisioni, antagonismi. Era già previsto tutto.

Il calendario ci porta oggi la memoria di Raimundo Hermann, prete e martire a difesa degli indios, in Bolivia, Jerzy Popiełuszko, prete e martire della Solidarietà; Soeur Emmanuelle Cinquin, straccivendola per solidarietà.

Raimundo Hermann era un prete statunitense, parroco a Marochata, in Cochabamba (Bolivia). Quando il 20 ottobre 1975 lo trovarono morto assassinato, nella sua parrocchia, aveva quarantacinque anni. Stava aiutando i contadini a organizzarsi in cooperativa per commercializzare le patate che coltivavano. Ma questo avrebbe contribuito a smantellato la rete di potenti intermediari, che avevano nelle autorità locali i loro referenti naturali. Subito dopo il fatto, il vescovo di Cochabamba emise una dichiarazione che sottolineava la dedizione pastorale del sacerdote e l’amore e la venerazione che la sua gente nutriva per lui; nel condannarne l’assassinio, chiedeva poi che si facesse prontamente giustizia. L’autore materiale del delitto fu arrestato, ma riuscì a scappare di prigione e non fu più trovato.

Jerzy Popiełuszko era nato in una famiglia contadina, il 14 settembre 1947, a Okopy, nella provincia di Bialystok. Ordinato prete dal cardinal Stefan Wyszynsky il 28 maggio 1972 a Varsavia, fu destinato alla parrocchia di san Stanislao Kostka, assumendo come incarico pastorale anche quello di cappellano alla Facoltà di medicina. All’agosto 1980 risale il suo coinvolgimento in Solidarnosc (Solidarietà), il movimento sindacale, nato un anno dopo la visita di papa Woytila. E fu solo per caso. I dipendenti delle acciaierie di Varsavia in sciopero avevano chiesto alla curia che un prete andasse da loro a celebrare la messa. P. Jerzy era libero e ci andò. Quella messa, di fronte alla fabbrica, dove gli operai avevano eretto una grande croce, cambiò la vita del giovane prete, che si rese conto, come del resto accadeva altrove nel mondo, sotto dittature di altro colore o sotto le false democrazie borghesi, che le lotte dei lavoratori per giustizia e libertà costituivano una vera e propria battaglia spirituale. Divenne così il cappellano dei lavoratori in sciopero. Quando nel dicembre 1981, il governo dichiarò la legge marziale e migliaia di membri e di simpatizzanti di Solidarnosc furono arrestati, l’attività di Popiełuszko incluse subito l’assistenza ai prigioniri e alle loro famiglie. Nello stesso tempo, attraverso i suoi “sermoni patriottici” che attiravano folle immense, sottolineava la dimensione morale e spirituale della causa di Solidarietà. Quando il governo dichiarò che questo non era affare della Chiesa, P. Jerzy rispose: “La missione della Chiesa è di stare con la gente, condividendone gioie e dolori”. Minacce, attentati, arresti si susseguirono, senza che egli si lasciasse intimorire. La sera del 19 di Ottobre 1984, di ritorno da un servizio pastorale, padre Popieluszko veniva rapito. Sotto la pressione popolare, il governo avviò immediatamente le indagini, che portarono in pochi giorni, il 30 ottobre, alla scoperta dei colpevoli, tre funzionari del ministero dell’interno polacco: Grzegorz Piotrowski, Wademar Chmelewski, Leszek Pekala. Rei confessi, dichiararono che la mattina del 20 ottobre, dopo aver picchiato selvaggiamente il prete, l’avevano legato, ne avevano appesantito il corpo con pietre e l’avevano lanciato ancora vivo in una cisterna. Oggi la tomba di Popiełuszko presso la Chiesa di san Stanislao Kostka è diventata meta di continui pellegrinaggi.

Madeleine Cinquin era nata a Bruxelles, seconda di tre figli, il 16 novembre 1908, da padre francese e madre belga. Nel settembre 1914, visse il trauma di assistere alla morte per annegamento del padre. In seguito confesserà: “Nell’inconscio, la mia vocazione data da quel momento. Ho cercato l’assoluto, non l’effimero”. Entrata nel 1929 tra le suore di Notre-Dame de Sion, dopo la laurea alla Sorbona, insegnò per quarant’anni a Istanbul, Tunisi e Alessandria, in scuole che offrivano insegnamento di qualità ai figli delle classe agiate dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Nel 1971, la svolta della sua vita, con la decisione di condividere la propria vita con quella degli straccivendoli del Cairo. La religiosa lascerà l’Egitto, ventidue anni più tardi, a ottantacinque anni, facendo ritorno in Francia, per dedicarsi a una vita di preghiera e di meditazione, senza comunque abbandonare il suo aiuto a molteplici situazione di povertà in diverse parti del mondo e l’appoggio a senzatetto e immigranti irregolari nel suo Paese. È scomparsa il 20 ottobre 2008, a Callian, in Francia, quando mancava poco meno di un mese al suo centesimo compleanno.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da
Lettera agli Efesini, cap.3, 14-21; Salmo 33; Vangelo di Luca, cap.12, 49-53.

La preghera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

Per stasera è tutto. Noi ci si congeda qui, lasciandovi alla lettura di una pagina di Suor Emmanuelle, tratta dal suo ultimo libro che ha come titolo “Confessioni di una religiosa” (Jaca Book). È, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Una delle persone per cui ho avuto grandissima venerazione era un’atea convinta. Germaine, una delle mie cugine Dreyfus, si era votata anima e corpo ai bambini handicappati. Aveva fondato per loro un foyer. Vi ha trascorso tutta la vita, rifiutando di sposarsi per dedicarvisi totalmente, mamma in amore. Ammiro la forza di dedizione che ha saputo trovare in se stessa, mentre io devo appoggiarmi continuamente su Cristo per imitarlo. Alla sua morte, Germaine ha voluto che le sue ceneri fossero gettate nella Schelda, che scende verso il mare profondo, affinché i resti della sua carne fossero inghiottiti per sempre. Ma la sua anima sarebbe sprofondata nei gorghi infernali? No, Germaine, tu mi hai aperto a questa convinzione: tu possedevi Dio perché, se anche il tuo spirito lo rifiutava, lo trovava il tuo cuore nell’abbandono totale di te a beneficio dei piccoli handicappati che chiedevano il tuo amore. Nel momento in cui hai esalato il tuo ultimo respiro, devi aver sentito questa parola meravigliosa: “Entra nella gioia del tuo Signore”. Hai allora riconosciuto quel Gesù di cui facevi nascere l’immagine di tenerezza negli occhi dei tuoi bambini. Ora lo hai capito, Germaine, l’amore è umano-divino, eterno nella sua essenza. (Suor Emmanuelle, Confessioni di una religiosa).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 20 Ottobre 2016ultima modifica: 2016-10-20T22:26:59+02:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo