Giorno per giorno – 27 Settembre 2016

Carissimi,
“Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi? Si voltò e li rimproverò” (Lc 9, 54-55). Ancora una volta, si registra la radicale incomprensione del messaggio di Gesù da parte dei discepoli. Certo con le migliori intenzioni. Il rifiuto opposto a Gesù li indigna, forse perché coinvolge anche loro che ne sono i compagni. La reazione rivela quanto essi siano ancora impregnati dallo spirito del biblico Lamech, davanti al quale la legge del taglione – occhio per occhio, dente per dente – risulta di una straordinaria umanità. Signore, ti rifiutano, vuoi che li sterminiamo? Che, dimenticato presto il rimprovero del Maestro, sarebbe stato poi, piuttosto sbrigativamente, applicato, nelle diverse situazioni, lungo i secoli. Paradossalmente in nome del Dio Amore. Mentre Lui ci ha insegnato che Dio preferisce morire, sparire dalla storia del mondo, se questo è il prezzo da pagare perché nessuno dei suoi figli muoia, ebrei, cristiani, buddhisti, induisti, atei o che altro. Altro che crociate, persecuzioni, roghi, auto-da-fé, o anche solo (!) soffocamento delle libertà, delle identità etniche, religiose e culturali. Tutto questo è ugualmente crimine di lesa umanità e divinità. Noi lo sappiamo? E come ci rapportiamo all’altro che pensa, crede, prega, si comporta diversamente da noi?

Il nostro calendario ci porta oggi le memorie di Vincenzo de’ Paoli, servitore dei poveri, e di Don Germano Pattaro, pioniere dell’ecumenismo.

Nato a Pouy in Guascogna il 24 aprile 1581, da una famiglia contadina, Vincenzo de’ Paoli fu, da ragazzo, guardiano di porci, poi studiò e divenne prete a soli 19 anni. Caduto nelle mani di pirati turchi, durante un viaggio marittimo, passò due anni in prigione a Tunisi. Questa esperienza lo segnò profondamente e, da allora, decise di lasciare i libri, per dedicare la vita a lenire le sofferenze della gente e a restituire dignità alle numerose categorie di bisognosi della società del suo tempo. Fondò a tal fine la confraternita delle Dame della Carità, i Servi dei Poveri, la Congregazione dei Preti della Missione (con il compito di aiutare la formazione dei futuri sacerdoti e di organizzare “missioni” di evangelizzazione tra la gente semplice dei campi) e le Figlie della Carità. Soleva dire ai suoi preti: “Amiamo Dio, fratelli miei, ma amiamolo a nostre spese, con la fatica delle nostre braccia, col sudore della fronte”. Morì a Parigi il 27 settembre 1660.

Germano Pattaro era nato il 3 giugno 1925 a Venezia. Rimasto orfano di madre all’età di tre anni, entrò tredicenne in seminario, ma una grave forma di tubercolosi lo costrinse ad abbandonare gli studi, per sottoporsi alle lunghe terapie del caso. Il tempo della malattia, pur difficile e penoso, permise tuttavia al giovane di estendere i suoi interessi a diversi ambiti del sapere e di dedicare gran parte del suo tempo a letture di autori, come Dostoevskij e Guardini, che segneranno la sua formazione umana e spirituale; ma, più ancora, lo aiutò nella scoperta della “vocazione che guiderà tutta la sua esistenza, cioè il dono gratuito ad ogni uomo, soprattutto ai più deboli, di un amore prima accolto e sperimentato” (Ugo Sartorio). Guarito dalla tubercolosi e tornato in seminario, concluse gli studi e fu ordinato sacerdote nel 1950. Negli anni successivi fu assistente ecclesiastico della FUCI e animatore dei gruppi di Rinascita cristiana. Svolse un approfondito e coraggioso lavoro teologico, attraverso omelie, conferenze e incontri, scontando sospetti, avversioni e diffide nei settori più conservatori della gerarchia, compreso il suo Patriarca, quell’Albino Luciani, che però, eletto papa, lo chiamò inaspettatamente a Roma, come suo consulente teologico. Il manifestarsi di una pancreatite, se ne limitò gli spostamenti, gli consentì però di intensificare l’attività pubblicistica su temi come il matrimonio, l’ecumenismo e la teologia contemporanea. Fino alla morte, che lo colse il 27 settembre 1986.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro di Giobbe, cap.3, 1-3. 11-1720-23; Salmo 88; Vangelo di Luca, cap.9, 51-56.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali dell’Africa.

Noi ci si congeda qui, lasciandovi ad una citazione di Germano Pattaro, tratta da una sua meditazione tenuta a Venezia nel 1975, che troviamo sotto il titolo “Come pregare con fede” nel sito del Centro Studi Teologici Germano Pattaro. Ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Il vero principio fondante della preghiera, il motivo per il quale essa, comunque sia, si svolge, deve essere questo: una dichiarazione di fede su chi è Dio, per scoprire nello stesso tempo chi siamo noi, ugualmente nella fede, davanti a Dio. Quando scopriamo che siamo peccatori, non è per disperazione ma per liberazione: perché lo facciamo non davanti a noi o davanti agli altri, ma davanti a lui, e dunque al sicuro: perché lui è misericordia, è verità ed è giustizia. Allora ci dichiariamo peccatori con il cuore leggero, che non vuol dire con impudenza o rendendo insignificante questa nostra condizione; piuttosto , siamo stupiti che, nonostante il nostro modo di essere, questo Signore è più grande del nostro peccato, più grande della nostra debolezza, più grande della nostra piccola vita. Così, stiamo al sicuro e sappiamo che a questo Signore possiamo dire: – Signore, io sono peccatore, ma tu non presterai attenzione ai miei peccati, per ascoltare o meno la mia preghiera. Allora crescerà veramente dentro di noi il bisogno di essere, per così dire, meno peccatori, cioè il bisogno di piacergli, di fare la sua volontà, di stare dalla sua parte. Nella nostra vita noi ritroviamo sempre nuove esperienze che ci parlano di fede e carità, ogni volta secondo una nuova angolatura particolare, e siamo quindi rinviati sempre, in ogni riflessione che possiamo fare riguardo ad essa, a questi due punti cruciali del nostro essere cristiani. Anche quando preghiamo, in definitiva, si tratta di fede, non di bisogno, di necessità; si tratta di dichiararsi, di scegliere Dio come il nostro Dio. Si tratta, di conseguenza, di amarlo: di dichiarare cioè che il suo amore è più grande di noi e del nostro limite. Perciò dobbiamo invocare il Signore perché la nostra preghiera, di cui ci è data nel libro di Tobia una pagina così grande e così bella, sia sempre dentro questa ricchezza di fede; perché il Signore ci renda vigili e accresca la nostra fede; perché qualsiasi cosa gli chiediamo, comunque noi viviamo, in qualsiasi situazione ci troviamo, quando ci approssimiamo a lui – ed è sempre per pregare, perché la fede, se è il fondamento della preghiera, è anche preghiera – vogliamo dichiarare sempre chi è lui e, al sicuro sotto l’ombra della sua misericordia, chi siamo noi davvero. (Germano Pattaro, Come pregare con fede).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 27 Settembre 2016ultima modifica: 2016-09-27T22:59:36+02:00da fraternidade
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