Giorno per giorno – 20 Settembre 2016

Carissimi,
“In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fecero sapere: Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti. Ma egli rispose loro: Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8, 19-21). Suona, ogni volta, strana questa apparente durezza di Gesù nei confronti della madre e dei fratelli. Più dura ancora risulta nel parallelo racconto di Marco (Mc 3, 20-21, 31-35), che sottolinea l’incomprensione di fondo che nutrivano verso Gesù i suoi famigliari. Comunque, anche in questo caso, l’evangelista prende spunto da una situazione tipo, per tradurla in un insegnamento sempre valido. Forse questo passo è più facile intenderlo leggendolo a ritroso: “Madre e fratelli di Gesù sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”. Dato che, praticandola, generano e fanno così rivivere, nel mondo, Gesù (cioè, l’azione universale del Dio che salva, e solo questa: non c’è pericolo di cadere nel relativismo, a meno che non si voglia fare di Gesù un idolo, nume tutelare della salvezza di pochi). Per conseguenza, quanti restano fuori dall’area di ascolto e pratica di “questa” parola di Dio non possono essere la madre né i fratelli di Gesù. Generano (sono, cioè, chiesa di) qualcun altro. Magari con le migliori intenzioni. E noi, dove stiamo, chi generiamo nella nostra storia, di chi siamo madre e fratelli?

Il nostro calendario ci porta oggi la memoria di Henri Nouwen, maestro e consigliere spirituale.

Henri Jozef-Machiel Nouwen nacque a Nijkerk (Olanda) il 24 gennaio 1932. Ordinato sacerdote nel 1957, studiò psicologia e teologia pastorale. Nella sua formazione spirituale fu di grande significato l’esperienza di solitudine che potè vivere nel Monastero trappista di Genesee, negli Usa, così come l’approfondimento delle tematiche ecumeniche e l’incontro con la riflessione teologica e delle comunità di base dell’America Latina. Per alcuni anni, a partire dagli anni 80, Nouwen alternò soggiorni in Perù e l’insegnamento negli Stati Uniti, dove si fece voce dei poveri del Sud del mondo. Tuttavia fu l’incontro con la Comunità dell’Arca di Jean Vanier nel 1986 che cambiò il corso della sua vita. Da allora uomini e donne colpiti da gravi deficienze fisiche e psichiche divennero la sua famiglia, e uno di loro in particolare, Adam Arnett, suo amico, maestro e guida. Questo periodo fu il più denso e profondo nella sua vita di sacerdote, di autore, di amico e di consigliere spirituale. Colpito da infarto, durante un viaggio al suo paese d’origine, morì nella notte tra il 20 e il 21 settembre 1996.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro dei Proverbi, cap.21, 1-6. 10-13; Salmo 119; Vangelo di Luca, cap.8, 19-21.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali africane.

È tutto, per stasera. Noi ci congediamo qui, lasciandovi alla lettura di un brano di Henri J. M. Nouwen, tratto dal suo “Vivere nello Spirito” (Queriniana), che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Un modo molto importante per farci amico il dolore è farlo uscire dall’isolamento e condividerlo con qualcuno che può accoglierlo. Tanta parte del nostro dolore rimane nascosto, anche ai nostri amici più intimi. Quando ci sentiamo soli, andiamo da qualcuno in cui abbiamo fiducia e gli diciamo: “Mi sento solo. Ho bisogno del tuo sostegno e della tua compagnia”? Quando ci sentiamo ansiosi, sessualmente inquieti o inaspriti, osiamo chiedere a un amico di essere con noi e di accogliere la nostra pena? Troppo spesso pensiamo o diciamo: “Non voglio disturbare gli amici con i miei problemi; ne hanno abbastanza dei loro”. Ma la verità è che invece onoriamo i nostri amici confidando loro le nostre lotte. Non diciamo forse anche noi ai nostri amici che ci hanno nascosto i loro sentimenti di paura e di vergogna: “Perché non me l’hai detto, perché l’hai tenuto segreto per tanto tempo?”. Certo, non tutti possono accogliere le nostre pene nascoste; ma io credo che se desideriamo veramente crescere acquistando maturità spirituale, Dio ci manderà gli amici di cui abbiamo bisogno. Tanta parte della nostra sofferenza deriva non soltanto dalla nostra situazione dolorosa, ma dal nostro sentimento di essere isolati nel nostro dolore. Molta gente che soffre profondamente per una cattiva abitudine – all’alcool, alla droga, al sesso o al cibo – trova il suo primo vero sollievo quando può condividere la propria pena con altri e scoprire di essere veramente ascoltata. I tanti servizi di consulenza sono una incisiva testimonianza della verità che condividere il nostro dolore è l’inizio della guarigione. Quando scopro di non essere più solo nella mia lotta e quando comincio a sperimentare una nuova “fraternità nella debolezza”, allora può prorompere la vera gioia, proprio in mezzo al dolore. Non è facile tuttavia uscire dal nostro isolamento. In qualche modo, vogliamo sempre risolvere da soli i nostri problemi. Ma Dio ci ha dato gli uni agli altri per costruire una comunità di amore reciproco, dove possiamo scoprire insieme che la gioia non è soltanto per altri ma per tutti noi. (Henri Nouwen, Vivere nello Spirito).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle dela Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 20 Settembre 2016ultima modifica: 2016-09-20T22:50:14+02:00da fraternidade
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