Giorno per giorno – 18 Settembre 2016

Carissimi,
“Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare” (Lc 16, 1-2). Qui da noi si sta vivendo, da un paio d’anni, un grosso scandalo che, portato alla luce solo di recente, affonda però le sue radici ben a ritroso nel tempo, sotto governi di segno assai diverso da quelli che hanno visto per la prima volta l’ingresso delle forze del mondo del lavoro nell’area del potere. Logico che, stamattina, durante l’Eucaristia nella chiesa del monastero, riflettendo insieme sulla parabola, che aveva come tema l’uso delle ricchezze, gli interventi finissero per ruotare sulla congiuntura attuale e per puntare il dito sui corrotti dell’una o dell’altra parte. Ma il vangelo è qualcosa di più che le chiacchiere un po’ scontate su come il mondo va male. E, in questo caso, l’amministratore della parabola è messo sotto accusa per l’uso scorretto dei beni, sì, ma, piú in profondità, anche dello stesso vangelo. Uso scorretto dei beni e del vangelo si ha quando essi (compresi i nostri beni personali, e non solo monetari) sono amministrati a vantaggio di qualcuno, di una parte soltanto, invece che per il bene di tutti. E noi, si è voluto allora ricordare come il regime di cristianità, importato qui cinque secoli fa sia stato in larga misura un esempio di questa manipolazione del vangelo, in vista dell’arricchimento di pochi, attraverso l’asservimento, lo sfruttamento e l’impoverimento dei più, e in molti casi l’eliminazione fisica e il genocidio culturale di numerosi popoli autoctoni. Parole pesanti, ma piú tragica e pesante la realtà. Davanti alla quale continua valida la parola del profeta Amos, con cui si chiudeva la prima lettura: “Il Signore lo giura: Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere” (Am 8, 7). Ora, la presa di coscienza e il risveglio che abbiamo conosciuto, in America Latina e, più in specifico qui da noi, in Brasile, dall’inizio di questo secolo, aveva cominciato a segnare un’inversione di tendenza, con la fine della miseria più nera per la gran parte della popolazione che ne era colpita, l’accesso ai programmi di edilizia popolare, la creazione di scuole tecniche, la moltiplicazione delle sedi universitarie, il miglioramento della rete di assistenza sanitaria, e così via. In qualche modo tutto questo rappresentava il pagamento di un debito che la nostra società aveva contratto lungo cinque secoli, a partire dall’inizio del processo di colonizzazione, nei confronti di indigeni, neri, popolazioni impoverite. È ciò che fa l’amministratore della parabola, abbattendo il “suo” debito a coloro a cui aveva rubato. L’unica maniera che abbiamo di restituire davvero a Dio è uscire dal ciclo della ricchezza male amministrata, perché accumulata, distribuendo ai poveri (cioè a Dio) almeno una parte di quanto spettava e spetta loro. Non c’è proprio verso di sottrarci a questo dettato del vangelo e di tornare indietro, avallando manovre antidemocratiche delle forze che da sempre hanno saccheggiato i beni che erano di tutti. Allora, e solo in questo caso, il Signore loderà anche quanti avranno rinunciato ai benefici di un Sistema, che è il vero grande Corrotto della storia, che si rivela disposto a intervenire solo per punire le corruzioni che eventualmente sfuggano al suo controllo, se e quando rischiano di rovinargli il gioco.

I testi che la liturgia di questa XXV Domenica del Tempo Comune propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro di Amos, cap. 8, 4-7; Salmo 113; 1ª Lettera a Timoteo, cap.2, 1-8; Vangelo di Luca, cap.16, 1-13.

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le Comunità e Chiese cristiane.

In questa data il nostro calendario ci porta la memoria di Dag Hammarskiöld, promotore di pace.

Nato il 29 luglio 1905 a Jönköping, in Svezia, da Agnes Almqvist e Hjalmar Hammarskiöld, che sarà più tardi Primo Ministro di quel paese, il giovane Dag studiò diritto ed economia, con l’intenzione di seguire l’esempio del padre, abbracciando la carriera politica. Di fatto, divenne ministro, poi capo della delegazione svedese alle Nazioni Unite e infine Segretario Generale dell’ONU. Nel 1960, quando il Congo ottenne l’indipendenza e si scatenò la guerra civile, Hammarskjold si prodigó instancabilmente perché si arrivasse a negoziare il cessar il fuoco. Morì in un disastro aereo, forse vittima di un attentato, nei cieli di Zambia il 18 settembre 1961. In quello stesso anno gli fu attribuito il Premio Nobel per la Pace alla memoria. Per anni aveva scritto un diario, pubblicato dopo la sua morte, in cui veniva annotando i suoi pensieri sulla signoria di Cristo e sul significato di questo per la sua vita. Scrisse: “Dio non muore nel giorno in cui noi smettiamo di credere in Lui, ma noi moriamo il giorno in cui le nostre vite cessano di essere illuminate dalla luce continua, rinnovata ogni giorno, di un miracolo, la cui fonte sta al di lá di ogni ragione”.

E ci congediamo qui, offrendovi una poesia di Dag Hammarskiöld, che porta come titolo la data di composizione: “19 luglio 1961”. Tratta dal libro “Tracce di cammino” (Edizioni Qiqajon), è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Abbi pietà / di noi. / Abbi pietà / dei nostri sforzi, / così che, / dinnanzi a te, / in amore e fede, / rettitudine e umiltà, / possiamo seguirti, / in autodisciplina e fede e coraggio, / e incontrarti in quiete. // Donaci / un cuore puro / per poterti vedere, / un cuore umile / per poterti udire, / un cuore d’amore / per poterti servire, / un cuore di fede / per poterti vivere. // Tu / che io non conosco / ma cui appartengo. / Tu / che io non comprendo / ma che ha votato me / al mio destino. / Tu. // (Dag Hammarskiöld, Tracce di cammino).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 18 Settembre 2016ultima modifica: 2016-09-18T22:57:34+02:00da fraternidade
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