Giorno per giorno – 29 Settembre 2013

Carissimi,

“C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe” (Lc 16, 19-21). È una parabola dura quella che ci proponeva il vangelo di oggi, una parabola che, nella sua conclusione, lascia disorientati persino i poveri, i quali, come Lazzaro, hanno provato almeno qualche volta cosa significhino la fame e la sete e perciò anche la mancanza di tutto ciò che aiuta a soddisfare questa e quella. Sicché, fosse per loro, non avrebbero resistito neppure alla prima delle richieste che il ricco avanza ad Abramo dal suo luogo di tormenti: dare un po’ d’acqua o comunque di sollievo a chi, in vario modo, gli ha negato in precedenza ciò di cui si aveva bisogno. Così, almeno, sentenziava Valdeci, giovedì sera, quando eravamo riuniti ancora una volta a casa di dona Dominga, dopo che Aparecida ci aveva dato inaspettatamente forfait. E tuttavia ciò che risalta maggiormente nella parabola, non è ciò che si potrà o non si potrà fare “dopo” per ribaltare una situazione che non può essere cambiata, è ciò che si potrebbe e dovrebbe fare, invece ora. Perché l’abisso dell’aldilà – che segna il fallimento di una vita – è, in realtà, quello che il ricco, con la sua indifferenza, ha disegnato nell’aldiqua a protezione del suo proprio benessere. È l’abisso che i poveri tentano spesso di attraversare per salvarsi, e così salvare i ricchi, ma in cui più volte finiscono per annegare e scomparire. Abramo, al ricco che intercede per i suoi fratelli, risponde che basterebbe loro mettersi in ascolto della parola di Dio contenuta nella Bibbia (“Hanno Mosè e i Profeti”) e, di fatto, la Bibbia è la storia di un Dio che vede la miseria del povero, ne ascolta il grido e si mette in moto per liberarlo. In questo c’è Dio, qui c’è il tutto della vocazione dell’uomo ed è ciò che il ricco del racconto non ha saputo fare. Il nome Lazzaro significa Dio aiuta, perché Dio è aiuto del povero – Dio “sta” nell’aiuto prestato al povero – ma anche perché, nel povero, Dio aiuta pure il ricco, liberandolo dalle sue inutili ricchezze, restituendolo allo spazio della misericordia e della compassione e  rendendolo, così, più umano.

I testi che la liturgia di questa XXVI Domenica del Tempo Comune sono tratti da:

Profezia di Amos, cap.6, 1°. 4-7; Salmo 146; 1ª Lettera a Timoteo, cap.6, 11-16; Vangelo di Luca, cap.16, 19-31.

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le Comunità e Chiese cristiane.

Il Calendario delle Chiese cattolica, luterana e anglicana, porta oggi  la festa di Michele, Gabriele, Raffaele e di tutti gli Angeli.

 29 Arcangeli.JPGCon questi nomi la Bibbia, nel suo linguaggio peculiare, ci presenta “esseri celesti” che, nelle missioni loro attribuite,  rivelano in realtà la maniera con cui Dio si rende presente nella storia umana. “Michele”, che significa “Chi come Dio?” ci ricorda la trascendenza di Dio e ci è presentato nel libro di Daniele e soprattutto nell’Apocalisse come vincitore dell’Avversario per eccellenza, simbolo della forza del male; “Gabriele”, che significa “Dio è forte”, annuncia gli interventi di Dio in favore del suo popolo e, più specificamente, la venuta del Messia; “Raffaele” che vuol dire “Dio risana”, fu il compagno di viaggio di Tobia: è simbolo di ogni azione di cura e guarigione del Signore con il suo popolo. Gli angeli, infine, sono segno della parola, della guida e della protezione di Dio, presso ciascuno dei suoi figli e figlie.

Noi ricordiamo anche  Riccardo Rolle, mistico inglese del XIV secolo.

29 Riccardo Rolle.jpgNato in una famiglia benestante (per altri storici, umile) di Thornton-le-Dale, nella contea dello Yorkshire in Inghilterra, intorno al 1300, Riccardo Rolle studiò per un certo tempo a Oxford, finché, diciannovenne, sentì la chiamata alla vita religiosa e lasciò così l’Università. L’incomprensione della famiglia, che lo prese per matto a causa della vita austera e penitente da lui adottata, indusse il giovane ad allontanarsene. Riccardo vagò per qualche tempo senza destino, per poi stabilirsi come eremita nella tenuta di un certo John Dalton a Pickering. Riprese più tardi la vita di eremita girovago. Il che gli procurò simpatia e seguito tra la popolazione più povera,  ma anche l’opposizione di buona parte del clero, la cui vita mondana e frivolezza non mancava di denunciare con sana intemperanza. A partire dal 1345 si trasferì ad Hampole dove, nel locale monastero circestense, si dedicò, senza essere prete, alla direzione spirituale delle monache. Lì, vittima della peste nera,  lo colse la morte il 29 settembre 1349. Per un certo tempo, la sua tomba fu meta di pellegrinaggi e luogo di pubblico culto.

È tutto. Noi ci congediamo qui, lasciandovi ad un brano del libro The Fire of Love” (Il Fuoco dell’amore) di Richard Rolle. Che è per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO

Ricordati di non lamentarti mai, né di parlare avventatamente o di ribellarti in ogni situazione di malattia, necessità, povertà, ma ringrazia Dio in ogni cosa.  Sarai  così innalzato con più grande gioia al regno dei santi, se in questo mondo saprai sopportare volentieri queste cose. Oh, anima mia,  in ogni cosa che accade, loda il tuo Signore con lieta devozione. Lodando e cantando, sentiti ricolma di devota dolcezza, mentre dici: Laudabo Dominum in vita mea, ovvero “Loderò il Signore nella mia vita”, tanto nella salute come nella malattia, nel ricevere onore o nel patire infamia. Se riposo, canto in Gesù; se soffro persecuzione, non dimentico l’amore di Dio. Davvero mi basta amare Dio e giungere fino a Lui, poiché non posso fare o sentirmi disposto ad altro che non sia amare Cristo. E tuttavi io non sono in grado di raggiungere un amore di Dio così grande come quello dei miei antenati, che pure furono capaci di compiere molte altre cose utili; per questo mi sento vergognoso e confuso. Perciò, Signore, donami un cuore grande, maggiormente capace di percepire il tuo amore. Davvero, è l’uomo più capace che riceverà. Così, quanta più carità egli prende e assapora, tanto meno si preoccupa di ciò che è carnale; ma con giusto discernimento, così che sarà vera per lui la sentenza del saggio: Modicum mihi laboravi et inveni mihi multam requiem; vale a dire: “Ho faticato solo un poco su di me, ma ho trovato un grande riposo”. Perché dopo alcuni anni di questa vita, i giusti hanno trovato riposo per l’eternità. (Richard Rolle, The Fire of Love, Book I, IX).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 29 Settembre 2013ultima modifica: 2013-09-29T22:25:00+02:00da fraternidade
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